La sua coltivazione in Sicilia fu introdotta nel IX secolo d.C. dagli Arabi che individuarono nei terreni di natura vulcanica di Bronte, in provincia di Catania, il luogo ideale per l’innesto e la coltivazione del “Fustuq” (pistacchio), data la notevole diffusione del portinnesto spontaneo (scornabecco).
Su una superficie stimata di circa 3000 ettari, caratterizzata da orografia sconnessa e spesso declive e priva di risorse idriche, i pistaccheti di Bronte, detti “lochi”, determinano una forte caratterizzazione paesaggistica ed ambientale, dovuta alla morfologia delle piante procombenti o addirittura striscianti sulla viva roccia.
Varietà: Napoletana o Bianca
Il Pistacchio di Bronte fruttifica ad anni alterni.Grazie al suo colore verde brillante ed all’intenso sapore, viene utilizzato principalmente in pasticceria.
Contiene numerose varietà di oli essenziali con attività antimicrobiche, mentre l’attività antiossidante è riconducibile alla presenza di biofenoli. Il pistacchio contiene inoltre apprezzabili quantità di acidi grassi saturi, ma soprattutto insaturi (71-85%), che espletano una riconosciuta attività nella modulazione della risposta alle infiammazioni ed hanno una funzione protettrice dell’apparato cardiovascolare e renale.
Fonte: Regione SiciliaUn'insolita ricetta a base di fegato
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